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Le cornici

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LE CORNICI


La bottega dell’antiquario era situata in centro città. Posizionata accanto al negozio del fiorista, dava su una corte interna lastricata di porfido.
Era un locale piuttosto ampio in cui spiccavano oggetti di valore e una quantità ragguardevole di cornici antiche, appese alle pareti con un criterio che teneva conto del cromatismo e dei volumi.
Il proprietario si chiamava M. Se ne stava seduto tutto il giorno in mezzo a quelle antichità lustrate, ricevendo di tanto in tanto le comunicazioni del socio che, dall’interno di uno degli spazi di magazzino, lavorava per il rifacimento e la realizzazione delle cornici.
-Le nostre sono antiche. Non trattiamo il moderno.
La coppia si presentò alle quindici e trenta di un pomeriggio piovoso. Dentro due buste, in parte sgualcite, portavano tre quadri. Di uno, un paesaggio collinare, volevano sostituire la cornice, ritenuta troppo scura, lugubre. Degli altri due, piuttosto piccoli, avevano intenzione di far restaurare il passe-partout, macchiato di nero dall’acqua di spegnimento di un incendio.
“Sono scampati alle fiamme”.
M. disse che non c’erano problemi e si consultò telefonicamente con l’amico operante in soffitta per concordare il da farsi. Dopo una serie di scambi, M. fu pronto a comunicare il tipo di lavorazione e l’importo.
Cento euro per la cornice al paesaggio, cento e non di più come aveva proposto inizialmente, perché l’antiquario avrebbe conservato volentieri quella di cui la signora voleva disfarsi, e settanta per ognuno dei quadri piccoli a cui andava sostituito il passe-partout. In tutto, duecentoquaranta euro.
La coppia sobbalzò un po’. La signora pensò che quarant’anni prima i genitori avevano fatto incorniciare i quadri dello zio a cifre non particolarmente considerevoli e, adesso, invece tutto risultava molto caro e complicato. Però, non aveva scelta. Se non avesse provveduto alla risistemazione dei quadri, non avrebbe potuto disporne. Nella parte inferiore dei due dipinti più piccoli lo sgocciolamento dell' acqua sporca di caligine aveva prodotto un grumo di anelli neri, rendendone impossibile l'esposizione.
Accettò l’offerta.
L’accordo era che quando i quadri fossero stati pronti, M. avrebbe telefonato. I due se ne ripartirono sotto la pioggia.
M. trovò che quella cornice, scura, intagliata, era piuttosto bella e solida. Lucidata e appesa alla catena, avrebbe fatto la sua figura. Era convinto che anche le cornici avessero un valore intrinseco e che la loro vista fosse capace di suggestioni. Quei riquadri dorati e spennellati denotavano una carica evocativa insostituibile.
Si prodigò per trovare la cornice sostitutiva, rispondente ai gusti della signora: argentata e con i dentelli che recingevano nella parte più interna il paesaggio collinare.
Aveva capito che era lei l’intenditrice, mentre il marito si occupava degli aspetti pratici.
L’amico, confinato nelle stanze interne, si apprestò a colorare di bianco il materiale che sarebbe andato a costituire il passe-partout.
Fu realizzato quanto pianificato in modo pulito e puntiglioso.
La settimana successiva M. mandò un messaggio alla signora. “Venerdì i quadri sono pronti”.
La coppia riaprì la porta a vetri del negozio Antichità venerdì alle quindici e trenta.
Era una giornata tersa.
M. mostrò il risultato del lavoro: non c’era nulla da eccepire.
La signora lodò l’accuratezza e la pulizia che il nuovo assemblaggio evidenziava.
M. procedette a impacchettare in fogli bianchi, avvolgendo tutto in una pellicola. E poi in sacchetti di carta.
La signora era contenta ma le mancava qualcosa.
M. se ne accorse ma non capì e neppure gli importò. Era abituato a rifugiarsi esclusivamente nella contemplazione dell’opera prodotta. Il resto non lo riguardava.
La signora pensò che le sarebbe piaciuto se l’antiquario avesse chiesto di approfondire il discorso “Danni causati dallo spegnimento di un incendio”. Se le avesse chiesto perché e che cosa era successo ai quadri, in che modo quegli oggetti avevano subito i lasciti del sinistro.
Ma l’immobilità patinata del negozio, con le sue cornici pittorescamente appese, non poteva essere inclusiva di un interesse che atteneva a una storia privata e personale la quale si attestava ,senza ulteriori spiegazioni, né coinvolgimenti di sorta, su quell’unica vaga frase:
“Sono scampati alle fiamme”.









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